Cristiano Tomei
I ricordi dell’infanzia, sono persi nei fumi della griglia del papà, gli odori del mare, della campagna del nonno. Le bravate, le sue, erano il gioco preferito, cucinare e far assaggiare a tutti, farli intossicare, perché era precario, era tutto disperatamente precario. Ricette interpretate con la follia e l’incoscienza della gioventù e dell’ intuito. Chi l’avrebbe mai detto, che quella libertà e quell’intuito, quell’appassionato ed innocente gioco, non si rivelasse la meravigliosa arma in più della sua cucina. A 41 anni, una stella Michelin già in cascina, il focolare familiare sforna frutti meravigliosi. Chidetelo a chi non riesce a star lontano dal suo bel ristorante. Chiedetelo a chi si fida, di sedersi in una sala di un museo e lasciarsi andare nel viaggio, stereotipato ma unico della sua cucina. Non intossica più,
Il gioco di bambino, sorprende ancora, perché si ride a crepapelle. Si sbraita, assaggiando gusti e contrasti, si sorride all’inventiva, all’armonia che cela in ogni piatto. Il ragazzo é cresciuto, guardando il suo mare di Viareggio, ha salpato, da quei lidi per scoprire terre lontane, sapori nuovi e diversi, si é plasmato ai profumi, ai colori, ai sapori del mondo. Ora é di nuovo qui, che mette nel piatto, con la solita avidità cieca del bambino, le sue invenzioni. E che invenzioni! A chi non manca la sua corteccia, i suoi raviolini, i suoi estrosi e fragorosi divertissement. C’è libertà nella sua cucina, l’anarchia che sottende a chi si regge da solo, con le sue conoscenze e la sua fantasia. Lui non molla, e lo sappiamo, perché si diverte, si diverte in cucina, in tv, davanti alle platee. Tutto serve allo scopo e tutto diverte. Diverte raccontarsi e raccontare, diverte provocare, cosi come diverte, raggomitolarsi e sognare ancora, nell’intimità familiare e scoppiettante della cucina.